Il networking ti intimidisce? Rompi il ghiaccio con Mamihlapinatapei
Mamihlapinatapei Deriva dallo yahgan o yamana una lingua parlata dalla popolazione indigena della Terra del fuoco in Sud America e indica lo sguardo reciproco, silenzioso ma carico di significato tra due persone entrambe desiderose di iniziare qualcosa ma che hanno paura a farlo e nessuno dei due vuole fare la prima mossa. Con una spiegazione così lunga Mamihlapinatapei è il paradigma delle parole intraducibili e infatti è presente nel libro dei Guiness dei primati come il termine più sintetico e difficile da tradurre al mondo.
Il termine è stato citato da Thomas Bridges, missionario anglicano che nella seconda metà dell’ottocento ha vissuto per un ventennio con gli indigeni compilando anche un dizionario Yahgan-Inglese di 32.000 lemmi. Curiosamente questo termine non compare nel dizionario e pare che nessun parlante della lingua yahgan attualmente vivente lo abbia mai sentito pronunciare.
Secondo altri studiosi il termine si riferisce al momento di riflessione quando intorno al fuoco le persone più anziane trasmettono i loro racconti ai più giovani, il momento in cui tutti sono in silenzio.
È indubbio però che il termine sia molto affascinante, per il suo significato romantico e l’alone di mistero che lo avvolge. È stato infatti citato anche al cinema nel docu-film di Ridley Scott Life in a Day, nel libro sulla teoria dei giochi di Len Fisher e dal cantautore statunitense Ronny Cox e dal jazzista argentino Javier Girotto.
A noi sembra la parola adatta da dire per rompere il ghiaccio in quegli eventi a cui si viene invitati e non si conosce nessuno. Dire a qualcuno questa parola non può che suscitare curiosità e spiegarne la storia è un ottimo modo per iniziare una conversazione e andare avanti a parlare di lingue, imbarazzo, coraggio, viaggi in Sud America, musica, cinema, jazz, giochi, traduzioni…